Bensì ho deciso di dare ascolto a quella chiamata interiore che voglio definire vocazione e per quanto avessi chiaro quale fosse il livello di preparazione che mi ero imposto di raggiungere, mi ero altrettanto chiaro quanto difficoltosa sarebbe stato il percorso. Consapevole che avrei impiegato anni per giungere alla finalità della vocazione. Trasmettere alle persone che si accingono ai miei piatti le medesime emozioni, sensazioni quell’involontario forte piacere di dare ai propri sensi, al palato, alla vista, all’olfatto il gusto che innesca la reazione alla convivialità, al conversa di viaggi di bei ricordi, di progetti. Trasformare la cena in un amabile percorso fatto di piacevolezze, distensione e spontanei sorrisi. Per anni, per evitare di mettere radici, non mi sono mai fermato. Ho lavorato duramente all’estero in molte cucine spaziose di ristoranti stellati, così come in angusti spazi posticci, di esclusivi piccoli ristoranti di charme, ignoti ai turisti, a Parigi a Vienna a Praga… Ma uno solamente era il filo conduttore che guidava i miei continui spostamenti, a prendere, a prendere il più possibile, comprendere il senso degli abbinamenti tra i diversi ingredienti, spezie, essenze aromatiche espiare di sott’occhio anche i più piccoli segreti custoditi gelosamente da ogni grande chef. Non mi sono imposto una scadenza per il mio ritorno in Italia, il mio rientro sarebbe avvenuto quando avrei ritenuto adeguato il bagaglio conoscitivo acquisito e sarei stato pronto a dar vita al mio ristorante alla mia cucina. Dal mio ristorante ho ricevuto una grande gratificazione personale, ai miei ospiti la cucina e oggi porta il mio nome, risultanti in parte da quel bagaglio precedentemente acquisito ed in parte dalle mie sperimentazioni, dalle mie continue ricerche, ed anche dai miei singoli errori. Ma la mia soddisfazione più grande è il vedere ricambiata la mia dedizione agli ospiti con i loro segnali di apprezzamento talvolta non verbali fatti di sorrisi sguardi altre volte di commenti, domande o conversazioni. Anche se ne avessi la possibilità non cambierei nulla di questo quattro anni nel mio ristorante Le vue di Trana, neppure quei singoli errori è risvolto costruttivo. Tuttavia nel mio qualsivoglia e altro ristorante esistente, sarebbe stato in grado di dare un senso compiuto al mio desiderio più grande congiungere la mia cucina a un luogo inaspettato, insolito ma di straordinaria bellezza dove convivono presente storiche e arte contemporanea. È nato così l’home restaurant all’interno di un palazzo storico del settecento colmo di soffitti affrescati, dipinti settecenteschi che fanno parte dell’emozione che voglio lasciare a tutti i miei clienti. Purtroppo sono incontentabile ho deciso quindi di portare tutto questo nell’ambiente i comfort di ogni persona la propria casa decidendo insieme non solo il menù ma il percorso intraprendere durante la serata. Spero di trasmetterti le mie emozioni nella vostra abitazione e di lasciarvi qualcosa in più più semplice basta